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Anatocismo illegittimo e rideterminazione del saldo del conto corrente

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La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18664/2023, pronunciandosi in tema di invalidità della clausola anatocistica nei rapporti di conto corrente, si è ancora una volta pronunciata a favore del consumatore. Si tratta di un tema estremamente importante che potrebbe riguardarti da vicino, pertanto ti invito a leggere attentamente questo articolo, in cui ti sarà spiegato tutto in maniera semplice e chiara.

SOMMARIO

1) Anatocismo: quando è legale?

2) La Suprema Corte si schiera ancora una volta dalla parte del consumatore: l’ordinanza n. 18664/2023

Anatocismo: quando è legale?

Come è noto, l’anatocismo è quel fenomeno che si verifica quando gli interessi vengono calcolati sugli interessi già maturati su una somma dovuta. Solitamente, quando si parla di anatocismo si pensa immediatamente a un qualcosa di illegale che viene applicato dalle banche; tuttavia non è sempre così. Vi sono, infatti, casi in cui l’anatocismo è considerato legittimo, dunque legale, e cioè in presenza di specifiche condizioni contemplate dalla delibera CICR del 9 febbraio 2000. Tale normativa consente agli istituti di credito di capitalizzare gli interessi con cadenza anche infrannuale nell’ambito dei rapporti di conto corrente, purché venga stabilita una pari periodicità nel calcolo degli interessi debitori, cioè quelli che il cliente deve pagare all’istituto bancario, e degli interessi creditori, ossia quelli spettanti al correntista.

Inoltre, in presenza di una capitalizzazione infrannuale, nel contratto deve essere specificato il valore del tasso, rapportato su base annua, tenendo conto degli effetti della capitalizzazione. Le clausole concernenti la capitalizzazione degli interessi non hanno effetto se non sono specificamente approvate per iscritto.

La Suprema Corte si schiera ancora una volta dalla parte del consumatore: l’ordinanza n. 18664/2023

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in oggetto, ha ribadito che nelle ipotesi in cui l’istituto di credito non faccia applicazione della normativa suesposta, si parla di anatocismo illegittimo. Non basta che nel contratto venga specificata la pari periodicità degli interessi, bensì occorre che venga effettivamente applicata la capitalizzazione. Di conseguenza, qualora il tasso di interesse creditore annuo nominale sia uguale a quello effettivo vuol dire che l’anatocismo è stato applicato illegittimamente. In tali circostanze, il correntista può chiedere ed ottenere la rideterminazione del saldo del conto corrente e l’istituto di credito è tenuto a restituirgli tutte le somme versate indebitamente. La rideterminazione del saldo del conto corrente può essere domandata dal consumatore non soltanto nel caso di conto corrente ancora attivo, ma anche qualora lo stesso sia stato chiuso, tuttavia a condizione che non siano trascorsi più di 10 anni. Naturalmente, occorre tenere presente che più saranno gli anni in cui si è protratto il rapporto di apertura di credito e maggiori saranno le somme che l’istituto di credito dovrà restituire al cliente.

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